Michelangelo, la casa di un genio. Visita alla Casa Buonarroti

NUOVA DATA DA STABILIRE

RITROVO davanti all’ingresso di Casa Buonarroti in via Ghibellina n 70 Firenze

Percorso Un’ora e trenta

Quota di partecipazione per servizio guida €10,00 a persona

Noleggio radio con auricolEI € 1 A PERSONA

Biglietto ingresso al Museo € 8 a persona

TOTALE € 19,00 a persona salvo riduzioni

PRENOTAZIONI OBBLIGATORIE scrivendo a:

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la Casa Buonarroti

è una delle più singolari occasioni di visita tra le realtà museali fiorentine e offre, in primo luogo, l’emozione di ammirare due celebri rilievi marmorei, capolavori della prima giovinezza di Michelangelo, la Madonna della scala, testimonianza intensa dello studio appassionato di Donatello, e la Battaglia dei centauri, segno eloquente di un amore mai sopito per l’arte classica.

Ma non meno significativo, per chi varca il portone del palazzo secentesco di via Ghibellina 70 a Firenze, è collegare le opere di Michelangelo con le vicende secolari della famiglia Buonarroti, che si è prodigata per ampliare la dimora, per abbellirla, per conservarvi preziose eredità culturali (tra cui l’importante Archivio e la Biblioteca), per raccogliervi rare collezioni d’arte: dipinti, sculture, maioliche, reperti archeologici distribuiti oggi nei due piani del Museo.

Disegni autografi di Michelangelo Buonarroti

Al piano nobile, una sala appositamente attrezzata espone a rotazione piccoli nuclei della Collezione di disegni autografi di Michelangelo di proprietà della Casa, costituita da duecentocinque preziosi fogli. Ne tracciamo rapidamente la storia. In un passo famoso della Vita di Michelangelo Giorgio Vasari racconta, a testimonianza del suo desiderio di perfezione,  che l’artista, prima di morire a Roma nel 1564, volle bruciare «gran numero di disegni, schizzi e cartoni fatti da man sua, acciò nessuno vedessi le fatiche durate da lui et i modi di tentare l’ingegno suo, per non apparire se non perfetto».

Ma molti disegni di Michelangelo erano rimasti a Firenze, presso la famiglia, alla data della sua morte, e altri ne recuperò a Roma il nipote Leonardo; il quale tuttavia, per esaudire i desideri collezionistici del duca di Toscana Cosimo I dei Medici gliene donò un buon numero, intorno al 1566, consegnando per di più nelle stesse mani la Madonna della scala, e quanto si trovava ancora nello studio di via Mozza, che l’artista aveva lasciato trent’anni prima, all’atto del suo trasferimento da Firenze a Roma.

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